Un tavolo tira l’altro

“D”opo i piani di massima occupabilità e la deregulation da post-Covid, le occupazioni di suolo pubblico in Centro restano una questione irrisolta. Se la normativa nazionale che ancora una volta ha prorogato le occupazioni ampliate nel corso della pandemia non aiuta le amministrazioni locali, qualche paletto in più (e non solo in senso figurato) è necessario. A partire da interventi sulle edificazioni edilizie, come in via della Croce e in via di San Sebastianello, solo per fare due esempi di strada dove con la scusa della pandemia qualche anno fa sono spuntate delle ‘belle’ pedane.
In alcune strade, i tavolini occupano i percorsi pedonali (via Monte della Farina, via dei Prefetti, via di Monte d’Oro) nell’indifferenza generale. Poi ci sono le occupazioni di suolo pubblico che prendono alla lettera il loro status, come vicolo della Spada d’Orlando dove i pedoni che vogliono muoversi tra via dei Pastini e piazza Capranica hanno a disposizione lo spazio di una sedia.
Magica è poi la capacità di moltiplicare le file dei tavoli sulle aree pedonali. Un pezzettino oggi un pezzettino domani, si passa da tre a sei file dalla sera alla mattina. Anche sui marciapiedi dove poi i pedoni devono fare lo slalom. E i controlli? Tutto a Roma cade sempre su questo punto. La mancanza di controlli che genera abusivismo a più livelli. E questo nonostante l’Ordinanza sindacale dello scorso 23 luglio abbia stabilito alcune regole piuttosto severe sull’abusivismo di tavolino selvaggio nel Centro storico. Ad esempio che nei casi di occupazione totalmente abusiva, il locale dovrà chiudere per 10 giorni e soprattutto che nel caso di recidiva oltre alle sanzioni non sarà rilasciata alcune concessione “per i due anni successivi alla data di accertamento della seconda violazione”.

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