Le rete degli abusivi
Itombini in disuso sull’Isola Tiberina, due passi più in là di Ponte Fabricio. Gli sportelli dei contatori a Tor Millina. Gli scalini del Teatro Quirino, accanto a via delle Muratte e Fontana di Trevi, ma anche le rientranze alla base dell’edificio del Monte di Pietà in via San Salvatore in Campo.
La geografia dei ripostigli utilizzati in Centro dai venditori ambulanti abusivi (e secondo alcuni, anche dagli spacciatori) è molto più ricca di questo piccolo elenco che tuttavia, insieme con la quantità di merci disponibili e aggiornate alle esigenze del “mercato”, testimonia come la rete sia ben organizzata e coordinata. Una rete di vendita che predilige, ovviamente, i luoghi più affollati dal turismo, a cominciare dal Colosseo. L’Aacs ha più volte sollecitato le Amministrazioni a far intervenire la Guardia di Finanza, un appello lanciato anche il 14 novembre dalle pagine del Corriere della Sera “non solo per ricostruire la filiera della illegalità, ma anche per verificare la sostituzione dei minimarket alimentari con negozi di abbigliamento e borse, spuntati anche in via dei Cestari, da sempre strada di articoli sacri”.
Dalle pagine del Corriere, l’Aacs richiama l’attenzione sul fatto che i negozi di vicinato non riescono a pagare gli affitti e stanno scomparendo mentre attività sempre vuote si espandono. Nel frattempo, nelle scorse settimane proprio la Guardia di Finanza ha effettuato diverse operazioni sulla filiera che rifornisce l’ambulantato illegale, sequestrando capannoni e milioni di articoli. Un aspetto resta forse nell’ombra: le condizioni di vita dei tanti stranieri “gestiti” per lavorare in strada come abusivi, nei mercati autorizzati come gestori dei banchi, nei minimarket come commessi.