Affitti brevi ma dannosi

S ul tema delle città invase da B&b di ogni dimensione, costo e gestione, sotto l’egida di grandi multinazionali o messi su da piccoli proprietari per arrotondare il mensile, si è detto ormai quasi tutto. Le analisi del fenomeno e dei numeri si sovrappongono, le azioni da parte di Governo, Regioni e Comuni si contano invece sulle dita di una mano. Tra le analisi più lucide e esplicative, vale la pena ricordare quanto scritto lo scorso anno da Legambiente, a proposito del turismo, nel dossier “La transizione ecologica che serve all’Italia” proposto nel settembre 2022 in vista della legislatura che stava per iniziare. Legambiente invita ad “affrontare i problemi sociali e urbanistici generati dalle grandi piattaforme per gli affitti brevi soprattutto nelle città d’arte”. E spiega: “Il drammatico calo della residenzialità riconducibile alle possibilità di utilizzo indiscriminato della propria abitazione come casa vacanza sta determinando lo svuotamento dei centri storici di tante città creando problemi non solo dal punto di vista sociale (costi d’affitto di abitazioni proibitivi), ma anche dal punto di vista turistico: un centro storico senza residenti perde molto della sua attrattività e diventa una sorta di quinta teatrale più simile a un parco a tema che a una città storica. È un problema non solo per destinazioni classiche come Venezia e Firenze, ma anche per città come Bologna, ad esempio, che più recentemente si sta affermando come destinazione turistica. Londra, Parigi, Amsterdam e altre grandi città europee hanno già avviato percorsi di limitazione degli affitti brevi proprio per evitare fenomeni distorsivi di questa natura. È ora che la sperimentazione avviata a Venezia grazie al Decreto Aiuti venga estesa al resto del Paese”. (aacs)

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